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Dormi bene piccolino: bambini e adulti dormono allo stesso modo?

28/08/2019

Perché dormiamo? La vita dell’uomo, fin dagli albori, si è organizzata attorno ai ritmi luce/buio e sonno/veglia. Il sonno ricopre un ruolo fondamentale e passiamo circa il 30% della nostra esistenza a dormire. Diverse sono le funzioni attribuite al sonno: recupero fisico e psichico (smaltimento dei prodotti di scarto del metabolismo), consolidamento delle informazioni e selezione delle stesse (nel sonno vengono “tagliati” i dati che non servono attraverso un processo di selezione delle sinapsi), potenziamento delle funzioni mnestiche e di apprendimento e, recentemente, ricostruzione del dna danneggiato. Il numero di ore di sonno nei neonati e bambini è solitamente maggiore rispetto a quello degli adulti poichè il sonno assolve anche ad una funzione neuroprotettiva in quanto tutte le attività specifiche dei neuroni vengono rinsaldate e rinforzate. Il sonno dell’adulto è ciclico: ogni ciclo è composto da cinque stadi di sonno di cui 4 sono non-REM a profondità crescente e uno è REM. L’acronimo REM significa “rapid eye movements” ed indica la fase del sonno in cui si sogna: quando sogniamo, infatti, viviamo delle storie e vediamo delle immagini. Per questo motivo gli occhi si muovono, come quando si seguono le scene di un film. Ciò che ha sempre affascinato del sonno è la staticità del corpo contrapposta all’attività cerebrale che, durante il sogno, è al pari di quella diurna. In passato al sogno sono stati attribuiti tanti significati: per gli antichi proveniva dagli dei, per altri simboleggiava lo spegnimento della coscienza ad opera di forze oscure. Di fatto, mentre gli adulti rimangono per lo più immobili mentre dormono, i neonati invece possono muoversi e manifestare cambiamenti nel colorito. Con gli anni si dorme sempre meno (dalle 18 ore del neonato, alle 7-8 dell’adulto, alle 4-5 dell’anziano) e sempre meno tempo viene passato in fase REM. Il sonno dei neonati e dei bambini, però, non è come quello degli adulti. I risvegli notturni che spesso stancano i genitori sono, in realtà, fisiologici poiché fino almeno ai 3 mesi gli stadi 3 e 4 non sono ancora definiti. I risvegli tra uno stadio e un altro del sonno hanno un valore adattativo (ricerca di protezione e di appagamento dei bisogni fisiologici). Solo con la maturazione cerebrale non ci sarà il risveglio nel passaggio tra gli stadi come avviene nell’adulto che o cambia posizione oppure si sveglia, ma al mattino non ne ha consapevolezza. Solitamente un bambino può iniziare a dormire tutta la notte tra i 3 e i 5 anni. Ci sono casi, però, in cui ciò avviene anche prima; ogni bimbo ha tempi e ritmi diversi. Giova ricordare che il sonno di madre e figlio inizia ad essere sincronizzato fin dagli ultimi mesi della gravidanza quando anche nella mamma aumenta la quantità di sonno REM. Questa sintonia perdura se il bimbo viene allattato al seno e se dorme nelle vicinanze della mamma. Allora… lettone sì o no? Molti genitori si sentono giudicati sia dalle persone loro vicine (parenti, amici) sia dalle figure più autorevoli (ad es. il pediatra) se dicono di dormire con i loro bimbi. In realtà non esiste un solo modo di condividere il sonno, né un’unica configurazione corretta. Possiamo distinguere il “bed sharing” cioè la condivisione del letto dal “cosleeping” cioè qualsiasi situazione in cui genitori e figli dormano a portata d’abbraccio, ma non necessariamente sulla stessa superficie. Il sonno condiviso apporta dei vantaggi sia alla mamma sia al bimbo: aumento della produzione di latte, regolazione della temperatura corporea, miglior appagamento dei genitori (soprattutto se lavoratori e distanti dal bambino durante il giorno). Il bed sharing però VA ASSOLUTAMENTE EVITATO nei seguenti casi: genitori obesi e/o fumatori, genitori sotto l’effetto di alcool, droghe e farmaci, se si usano coperte pesanti, se si dorme su divani, materassi ad acqua, quando si è troppo stanchi, se c’è il rischio che altri bambini o animali salgano sul letto, se ci sono spazi tra il letto e la parete in cui il bambino rischia di rimanere intrappolato, se si dorme in stanze surriscaldate. Inoltre, bisogna rilevare che diverse situazioni possono influenzare e/o ostacolare il sonno del bimbo piccolo: malattie, crescita dei denti, inserimento all’asilo, nascita di un fratellino, conflitti di coppia, traslochi, rientro dei genitori al lavoro sono solo alcuni dei tanti fattori da considerare. Garantire un buon sonno al bambino significa operare per il benessere di tutti i membri della famiglia: per questo motivo è importante salvaguardare un corretto stile di vita, sia di giorno, sia di notte.